Oklahoma sul Corriere della Sera

Oklahoma sul Corriere della Sera

Martedì 21 novembre 2017: siamo in prima pagina sul Corriere della Sera edizione di Milano!!!! (in realtà siamo a pagina 6, dividendola con uno speciale su “come diventare tutor volontario di minori stranieri non accompagnati”… da leggere anche quello!). L’articolo, bellissimo, può essere letto anche online a questo link.

L’articolo ruota attorno a un’intervista a uno dei nostri ragazzi. Grazie mille alla giornalista Elisabetta Andreis, e agli amici che hanno reso possibile questo contatto. Buona lettura e… Oklahoma Go!

La rinascita di Ahrammar, l’adolescente tunisino che spacciava droga: «Voglio diventare chef»

La Centrale, lo spaccio e la svolta nella comunità Oklahoma, al Gratosoglio. Il giovane è arrivato a Milano senza famiglia a 16 anni: «Mentre mi arrestavano ero felice»

I 300 tutor per i ragazzi in fuga

di Elisabetta Andreis

«Mentre mi arrestavano, ero felice». Ahrammar è tunisino. Qui è arrivato a 16 anni. Da solo. Adesso che ha imparato l’italiano, ricostruisce la sua storia. «I miei genitori mi hanno pagato il viaggio in una nave. Circa cinquemila, il prezzo in euro. Una nave grande, sicura. L’hanno regalata a me e non ai miei fratelli, facendo un patto. Che dall’Italia li dovevo aiutare, appena iniziavo a guadagnare. Sono arrivato con un peso sul cuore. Mi preoccupavo della famiglia. Sono un ragazzo, ma ho una specie di missione. Un debito da restituire. Non volevo studiare, volevo trovare subito un lavoro». Non poteva contare su niente e non chiedeva aiuto per sé, voleva darlo lui ai genitori. Dai servizi sociali del Comune non si faceva intercettare: «Ho dormito per mesi vicino alla stazione, in una casa diroccata — ricorda —. Al telefono, alla mamma, dicevo che Milano è bellissima e che andava sempre tutto bene, così poteva dormire tranquilla». Ahrammar viene avvicinato da adolescenti poco più grandi di lui. L’organizzazione, spiega, è a piramide: quindicenni arruolati dai sedicenni, e questi tirati dentro dai diciassettenni, e così via. «Dicevano che potevo guadagnare con lo spaccio, che in fondo mi davano da vendere solo fumo. Che diventavo ricco, per me e per la mia famiglia. Io ho provato, e in effetti sembrava facile».

Dopo pochi mesi, durante la perquisizione in una casa, è stato arrestato. È finito al carcere Beccaria e poi, visto che era il suo primo reato, qualche mese fa è stato mandato in misura cautelare alla comunità Oklahoma, al Gratosoglio. In attesa dell’udienza non può uscire da lì, a differenza dei compagni che hanno una certa libertà: su venti ospiti della comunità 18 sono minori soli non accompagnati. Ha fatto amicizia con un egiziano appena più giovane di lui, Mohammed. Partito a 15 anni dal Paese con alcuni conoscenti, un viaggio in barcone in quattrocento, molti morti, lui che si definisce «sopravvissuto». A differenza di Ahrammar, è stato lui ad insistere perché i genitori lo lasciassero partire: «Dicevano tutti che in Italia si sta bene, che ti sistemi». Tutto sommato, a lui è andata così: i servizi lo hanno intercettato presto, è stato inserito in comunità, ha imparato l’italiano, preso la terza media, lotta per avere un permesso di soggiorno. Sta imparando a fare il cameriere e pensa di sposarsi: «Anzi meglio le fidanzate».

Anche Ahrammar, in poco tempo, grazie agli educatori, ha iniziato a credere di potersi conquistare un futuro dignitoso e onesto. «Vorrei diventare un grande chef», dice, finalmente meno adulto e un po’ più bambino. Sorride preparando il tajine per tutti, in comunità, nella Cucina di Albert: «È un laboratorio che abbiamo avviato con il sostegno della onlus A-Tono, in memoria di un nostro ospite, Albert Dreni, il ragazzo albanese rimasto ucciso un anno fa in via Castelbarco da una gang di latinos», spiega una educatrice, Sara Bigatti. In effetti, ammette, Ahrammar è il cuoco più promettente.

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