Vent’anni di Oklahoma

Vent’anni di Oklahoma

Compie vent’anni proprio quest’anno e di strada, guardando indietro, ne ha fatta tanta, Oklahoma che oggi, sotto l’unico “ombrello” della stessa associazione, gestisce tre realtà: la Comunità di Prima accoglienza e Pronto intervento; Oklahoma, per l’avvio di progetti educativo-formativi individualizzati;
Arizona per la conclusione degli stessi progetti.

Era il 1982 quando un gruppo di volontari di ispirazione laica, tra cui un magistrato del Tribunale per i Minori di Milano, fondò la comunità che per i primi tempi fu ospitata in un piccolo appartamento. Poi, tra il 1985 e il 1988, il Comune mise a disposizione l’attuale sede, una scuola materna vuota al Gratosoglio. Fino al 1992 ospiti di Oklahoma erano in prevalenza ragazzi con esperienze di famiglie disagiate, carcere minorile, nomadismo, immigrati senza casa o in stato di abbandono.

PRIMA ACCOGLIENZA è una Comunità che svolge una sorta di pronto soccorso nei confronti di ragazzi inviati dai Comuni, dalle Asl o dal Ministero di Grazia e Giustizia. Per lo più sono stranieri senza casa, in stato di abbandono, che vivono di accattonaggio o che rischiano di essere sfruttati da organizzazioni criminali, ma non mancano quelli allontanati dalla famiglia per decisione del Tribunale per i minorenni, oppure con genitori non più disposti ad occuparsene. Una volta risolti i problemi contingenti (dove mangiare, dormire e in quale scuola andare), gli educatori cercano di individuare la collocazione più adeguata per loro, dal ricongiungimento familiare all’invio in una comunità residenziale, piuttosto che il rimpatrio; il proseguimento degli studi; la necessità di un sostegno psicologico o dell’assistenza domiciliare. Per chi può essere valida la continuazione della vita in comunità, si aprono le porte di Oklahoma o di Arizona.

OKLAHOMA accoglie ragazzi passati attraverso un periodo di osservazione in Prima accoglienza oppure provenienti da altre comunità. Per ciascuno di loro – oggi sono una decina, hanno tra i 14 e i 17 anni – viene studiato un progetto educativo specifico. All’elaborazione del progetto partecipano, oltre ai ragazzi, i Servizi sociali e l’équipe degli educatori, con l’obiettivo di raggiungere un inserimento lavorativo e più in generale, sociale, soddisfacente. La vita in comunità è regolata da norme piuttosto rigide; grande importanza è data al lavoro di gruppo condotto dal coordinatore, occasione di confronto settimanale tra coetanei accomunati dal distacco dalla famiglia e dall’incontro fra culture diverse.

ARIZONA è il passo successivo, una volta terminata l’esperienza dell’Oklahoma. Arizona, riservata a ragazzi tra i 16 e i 18anni, è nata nel ’94. Anche qui gli ospiti sono dieci, avviati verso un’autonomia che passa attraverso l’inserimento nel lavoro e che si conclude con la ricerca di una sistemazione abitativa stabile all’esterno. Imparare a gestire il denaro; prendere confidenza con i servizi della città; organizzare il proprio tempo libero; cavarsela nelle faccende domestiche: sono i progressi che permetteranno ai giovani di camminare con le proprie gambe. Quanto tempo vi si può restare? Dipende dal completamento del progetto educativo individualizzato e comunque c’è il limite dei 18 anni, quando si diventa maggiorenni. Gli educatori seguono passo dopo passo i cambiamenti e, se necessario, modificano il Progetto iniziale in base alle esigenze del ragazzo o se sorgono problemi particolari.