Ciao Albert

Ciao Albert

Conoscemmo Albert all’inizio del mese di settembre 2014. Era solo, sul territorio nazionale, come molti minori stranieri, ed era stato quindi collocato nella nostra comunità di Prima Accoglienza.

Un ragazzo piuttosto burbero, ma da subito apparso molto sincero e diretto, iniziò una relazione con gli educatori dove non c’era spazio per opportunismo e furbizia: come ogni sedicenne, e come molti ragazzi che non hanno avuto opportunità da piccoli, viste le difficili condizioni economiche della sua famiglia aveva sviluppato aspettative di poter disporre finalmente di denaro e di beni – soprattutto abbigliamento alla moda e tecnologia – che per i ragazzi di questa generazione sembrano vitali.

Originario del nord dell’Albania, aveva lasciato la famiglia già da tempo: si descriveva come un figlio ribelle il cui carattere lo aveva allontanato soprattutto dal padre. Così aveva lasciato la propria casa a 14 anni, continuando a frequentare la scuola, saltuariamente, e già lavorando, anche di notte. Aveva poi messo via il denaro sufficiente per venire in Italia. Qui, come molti, voleva imparare la lingua e potersi procurare un reddito prima possibile.

Era terzo di 4 figli, e nessuno in famiglia aveva un reddito regolare. Aveva lasciato l’Albania senza avvisare i genitori che però aveva chiamato appena collocato in comunità.

Un ragazzo un po’ “indurito”: sotto la scorza, solo dopo diversi mesi si cominciava a intravedere il suo animo generoso e sensibile. Come si era messo in evidenza per la durezza iniziale, così nel tempo si affacciò il ragazzo che partecipava a tutto con interesse ed entusiasmo e condivideva l’esperienza con compagni e educatori, alla ricerca di una serenità che si era negato in precedenza.

Così la scuola, non senza qualche difficoltà, e la Licenza media: in un solo anno scolastico. Poco tempo va, un anno dopo l’esame, l’ultimo casuale incontro con una delle sue prof.: la vede sull’autobus, la saluta e approfitta per ringraziarla dell’aiuto ricevuto e per scusarsi del suo carattere burbero, che ormai era soprattutto un ricordo del passato. Lei come noi, colpita dal suo bellissimo sorriso.

Trasferito – a partire dal nono mese di permanenza – nella comunità alloggio Arizona, sostiene gli esami e, ottenuta la promozione, coglie la prima opportunità che egli stesso si procura: una ditta di manutenzione del verde ha bisogno di un ragazzo. Albert non si fa sfuggire l’occasione: si muove in sintonia con gli educatori e si procura un contratto “a chiamata”, inizialmente per il solo periodo estivo. Lavora moltissimo e, nonostante all’inizio non sia abituato a riposare presto la sera, non fallisce mai una sola sveglia.

A fine stagione l’équipe educativa, raccolti gli ottimi risultati dal titolare della ditta, decide di sostenere un vero e proprio inserimento lavorativo di Albert attraverso la borsa lavoro. Il CAM accetta di accompagnare Albert per sei mesi.

Dall’inizio della sua attività lavorativa conosciamo finalmente un Albert sereno, molto più aperto, soddisfatto di sé e in effetti serio ed estremamente affidabile e motivato a riuscire. La frustrazione del ragazzo “ombroso” lascia spazio alla giovialità di un compagno presente e attento agli altri, disponibile, affettuoso ed estremamente divertente. Durante tutto il periodo in cui ha lavorato non ha fatto mancare mai il proprio sostegno economico alla famiglia, a costo di faticose rinunce per sé.

Assunto il primo aprile 2016, Albert ha trascorso gli ultimi mesi in comunità a tentare di restituire quello che aveva ricevuto, riconoscendo la vicinanza degli educatori e il senso di “famiglia” che diceva aver sperimentato nel rapporto con loro.

Il 4 maggio ha festeggiato con grande gioia il suo 18esimo anno e salutato con calore, commozione e gratitudine la nostra casa, che comunque ha continuato a frequentare sempre, e dove desiderava diventare volontario.

Il desiderio rimasto nei suoi occhi è il rientro in Albania: l’incontro a cui per anni ha lavorato è quello con una famiglia alla quale può finalmente dimostrare il proprio valore ed il fortissimo legame affettivo. Proprio oggi Albert, dopo aver ritirato il suo primo Permesso di soggiorno da maggiorenne, sarebbe partito.

Domenica 3 luglio, però, Albert è andato in discoteca con degli amici e si è trovato in mezzo a disordini tra gruppi di ragazzi. Era già sul tram quando il mezzo è stato preso d’assalto da un gruppo piuttosto numeroso. Un amico di Albert è stato preso di mira e lui, com’era nella sua natura, è intervenuto per difenderlo. Così è stato preso, tirato giù dal tram, e colpito più volte al petto con un coltello. È stato trasportato in Ospedale ma i circa 20 minuti di arresto cardiaco sono risultati fatali: giovedì 14 luglio Albert è morto.

Sarà per sempre parte di questa casa, nel profondo del cuore di ognuno di noi.

Albert Dreni 04/05/1998 — 14/07/2016